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Casa Bianconi

Componenti edilizi - XVI Triennale di Milano

 

Milano

Anni:    1979

 

Foto di Gabriele Basilico

Testo tratto dal catalogo dell’esposizione del 1979:

Componenti Edilizi in quanto rappresentazione allusiva di repertorio formali riferibili all’abitare. Si vuole rappresentare la coincidenza o la impossibilità di coincidenza tra intenzionalità e domanda di autovalutalorizzazione (tramite il disegno dello spazio abitato) dell’utenza.

 

Primo componente allusivo dell’architettura di P. Eisenman.
Esempio di perfetta coincidenza tra intenzionalità progettuale ed utente. Progettista di ville per borghesia colta

quali occasioni di pura ricerca linguistica con questa architettura, acquisita di avanguardia, rappresenta e

gratifica il desiderio di intellettualità pura, di autoidentificazione elitaria della sua committenza. Nella sua

riedizione del razionalismo dei Terragni e Loos c’è tutta la riproposizione positiva e gratificante di quella

imprenditorialità che con/nel Movimento Moderno ha trovato la sua moderna definizione.

 

Secondo componente allusivo dell’architettura di P. Bianconi.
Nato nel 1924, ex operaio Italsider di Piombino, partigiano nella III Brigata Garibaldi, nel ’56 eletto nel

Direttivo Nazionale CGIL, poi militante nella sinistra operaia extraparlamentare, autore del libro

“Il movimento operaio a Piombino” edizioni Nuova Italia, più volte vittima di processi e arresti,

rivelatesi pesanti montature, scrive romanzi.
Abita nel comune di Sassetta (Maremma) in una abitazione abusiva, nel bosco, progettata e costruita

da lui e dai suoi familiari, “ componendo scarti di produzione industriale quali lamiere, lastre di eternit,

truciolari, tavole e regoli da cantiere, rivestimenti e pavimenti in fogli di plastica decorata, con elementi

di arredo tipo rigattiere. È una casa autobiografica, ritratto della sua emarginazione e rifiuto, perfettamente

omogenea alla vita dei suoi abitanti, e punto di ritrovo e di grandi cene di militanti, intellettuali, giovani.
Non viene certo presentata quale architettura o casa alternativa, ma è certamente la rappresentazione

fedele ed unica di un soggetto limite, ricco di motivazioni per il quale l’architettura non ha elaborato

proposte che lo rappresentano e in cui possano esprimersi i suoi comportamenti.

 

Terzo componente allusivo dell’essenza dell’architettura.
In fotografie, sotto vetro rotto, si documentano facce e comportamenti di soggetti della generazione dei ventenni.

Non hanno una coltura che li rappresenti, si identificano oggi nelle poesie-canzoni di Patty Smith, per rifiutarla,

contestarla quasi subito, si autorappresentano nella decorazione del proprio corpo, nell’azione violenta e negativa

del piccolo gruppo, rifiutano comportamenti e morale dell’operaio produttivo, per quanto motivato politicamente.

Sono sconosciuti, incomprensibili, ingestibili, inrappresentabili. Oggetto di analisi sociologiche che non li

comprendono, ghettizzati comunque, la loro casa è improgettabile se non in termini di imposizione di

tipologie e disegni, espressione di comportamenti totalmente a loro estranei... e sono comunque portatori

di nuova cultura.

Le fotografie sono di Toni Thorimbert.

Camino in pietra
Gli irrapresentabili
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