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Mostra "Progetto domestico"

 

XVII Triennale di Milano

Anno:    1986


Collaboratori:
Maria Novella Del Signore, Tommaso Del Signore, Mario Pizzi, Franco Mazzucchelli.


All’ordine regolato e normato della geometria si contrappone, come riferimento, l’ordine imprevedibile e diversificato delle forme trovabili nella natura ricostruita artificialmente dalla operazione progettuale. Le basi si appoggiano su un pavimento in vetro sopraelevato sostenuto e disegnato da una struttura metallica con andamento prospettico costruito su un punto di vista diverso da quello delle pareti e da quello della copertura. Le pareti sui due lati del pavimento si incontrano su un telo trasparente ondulato, scultura di Maria Novella Del Signore. L’assenza dell’angolo punto di incontro e inizio delle due pareti in prospettiva, la sua materializzazione nel telo ondulato e luminoso

impedisce la misurabilità dell’ambiente. La copertura parziale convergente in un altro punto di fuga completa questo ambiente sfuggente, fluido dimensionalmente difficilmente percepibile. Il dissolversi del disegno geometrico ad angoli retti, verso la dimensione virtuale, la molteplicità dei punti di fuga che disegnano le diverse superfici di contenimento dello spazio, generano una condizione di “vertigine”. Su questa dissoluzione dello spazio si posano le presenze rigide e pesanti delle basi, punti fermi, dotati però della continua variabilità della loro configurazione formale e funzionale. Non c’è contrapposizione dialettica ma compresente bisogno di fluidità, di caduta della rigidità ideologica e ricerca di molteplici punti di riferimento, “basi”, ricerca di nuove ma razionali condivisibili regole del gioco.
Al centro dell’ambiente viene costruita una figura obesa, ancorata con un filo al divano letto, realizzata in poliestere trasparente, incolore, gonfiabile come un palloncino. Si gonfia automaticamente nell’arco di 6 minuti quasi ad esplodere per poi sgonfiarsi adagiandosi esausta sul divano, pronta a rigonfiarsi e così per tutto il tempo della mostra, senza mai esplodere.

 

...“obesità fetale, primaria, placentare: è come se fossero incinti del loro corpo e non riuscissero a liberarsene. Il corpo ingrossa, ingrossa senza giungere a partorirsi. Ma anche obesità secondaria, obesità di simulazione a immagine dei sistemi attuali, che sono gravidi di quantità di informazione che non partoriscono mai, obesità caratteristica della modernità operativa, nel suo delirio di immagazzinare tutto e di memorizzare tutto, di spingersi, nell’inutilità più totale, ai limiti dell’informazione, e, nello stesso tempo, di dispiegare una potenzialità mostruosa della quale non c’è rappresentazione possibile, e che non è più possibile mettere in atto.
(…) L’obesità può dunque essere un buon esempio di questa peripezia che ci minaccia, di questa rivoluzione nelle cose che non sta più nel loro

superamento dialettico, ma nel loro potenziamento, nel loro elevarsi alla seconda potenza, all’ennesima potenza, di questo salire agli estremi

in assenza di regole del gioco”... (da J. Baudriillard, Le strategie fatali, Milano 1984, pp. 25 e 31).

Stanza progettata per la mostra “Progetto Domestico” tenuta alla Triennale di Milano nel 1986.

Ogni elemento che definisce lo spazio della costruzione è disegnato in prospettiva con suo autonomo punto di vista. Così si “decompone” lo spazio in una percezione indeterminata. Una “giunonica” donna obesa, trasparente e senza colore, automaticamente si gonfia e si sgonfia ogni sei minuti, crollando esausta sul divano letto.

 

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